martedì 27 settembre 2011

L'importante è la salute!



Si chiama RNA. È il virus che genera l’influenza e che ha già costretto a letto circa 60.000 italiani. Non per manie di protagonismo ma la numero 59.999 sarei io, modestamente!

Crescendo (nota bene: “crescendo” e non “invecchiando”), ho capito di essere particolarmente simpatica alle malattie infettive, quelle cioè che basta una stretta di mano o un colpo di tosse di uno sconosciuto che zac, ti si attaccano addosso come le figurine sull’album dei calciatori!
E pensare che in 13 anni di scuola dell’obbligo, sarò rimasta a casa con la febbre sì e no 3 volte (naturalmente le volte in questione cadevano o in giorni festivi, o di vacanza o di “scuola chiusa causa neve”…).
Da qualche anno a questa parte, invece, se il mio organismo incontra un virus non si difende ma anzi ci fa amicizia, lo ospita piacevolmente! E mi pare quasi di vederlo mentre fa accomodare le particelle “in casa” e un po’ ne sistema lungo il tratto respiratorio, altre nei muscoli, altre ancora nella testa.
E tutti felici e contenti mentre io mi imbottisco di pasticche, inalo spray di ogni genere e consumo chilometri di fazzolettini per il naso.
Senza considerare che io – mi devasta doverlo ammettere – quando sono malata assumo il comportamento tipico di un uomo: espressione sofferente da cane bastonato, allarmismo da linea del termometro sopra i 37.2°, capacità di movimento limitata ai passaggi fondamentali “letto-comodino-divano e divano-comodino-letto”.

Nonostante lo scenario apocalittico, devo riconoscere però che restare a letto con la febbre ha anche qualche piccolo vantaggio…
Innanzitutto ci si riposa e poi, grazie alla compagnia fedele della TV, si acquisiscono nozioni di importanza quasi “vitale”: dal prezzo delle melanzane al modo migliore per cucinare lo stoccafisso; dalla situazione sentimentale di Ridge Forrester a quella di Valeria Marini e Gabriel Garko; dalla lite tra condomini di Forum alle più acute teorie degli opinionisti prestati alla criminologia sui principali casi di cronaca nera. E via dicendo…

Tutto ciò premesso, una domanda sorge spontanea: se io sono già a terra a fine settembre a causa di una banalissima forma parainfluenzale, come starò tra un paio di mesi quando dall’emisfero sud arriveranno (in vacanza) i virus dell’influenza quella VERA???

(L’Elisina ha già risposto: fa’ ‘n saltino a Lourdes, cocca mia!)

lunedì 19 settembre 2011

I prescelti


La parola “lavoro” è forse quella che pronunciamo più volte al giorno.
Cosa fai oggi? Lavoro. Odio il lunedì perché ricomincia il lavoro. Mi sono appena laureato e devo trovare un lavoro eccetera eccetera.
C’è chi vive per lavorare e chi lavora per vivere. 
Chi fa il lavoro dei propri sogni e chi sogna di cambiarlo.
Chi un lavoro lo cerca e chi un lavoro non lo trova.

E poi ci sono loro: i prescelti.
Sì perché, a parer mio, ci sono persone che scelgono un lavoro e lavori che scelgono persone.
I primi dieci nomi che mi vengono in mente…

Michelangelo Merisi (Caravaggio), pittore
Anna Marchesini, attrice
Renzo Piano, architetto
Steve Jobs, cofondatore di Apple
Oriana Fallaci, scrittrice e giornalista
Ennio Morricone, compositore
Mina, cantante
Michele Ferrero, fondatore Ferrero e inventore della “Nutella”
Vittorio De Sica, regista
Madre Teresa di Calcutta, produttrice di umanità

giovedì 15 settembre 2011

Secondo banco, fila centrale



Sarà che è da poco ricominciata la scuola (non per me ma per migliaia di studenti italiani), sarà che stamattina ho casualmente incontrato una mia ex professoressa del liceo classico (che non vedevo da anni e che – temo – mi abbia confusa con una dello scientifico), sarà qualcos’altro ma io, oggi, avverto una certa nostalgia del passato…

E allora “posto” sul blog (senti che slang!!).

Per molte persone (ormai adulte) i ricordi scolastici sono tutt’altro che “bei ricordi”: sono, anzi, esperienze traumatiche con tendenza a divenire incubi notturni ricorrenti (la psicologia è dentro di me).

Al contrario, se io potessi, tornerei volentieri a sedermi in quel secondo banco, fila centrale, del liceo Annibale Mariotti (posizione che consiglio alle nuove leve: né troppo in vista né troppo nascosta, ti protegge da qualsiasi interrogazione). 
Ammetto di essere stata una studentessa “quasi modello”: facevo sempre i compiti, seguivo le lezioni, nessuna “salina” e raramente aderivo a scioperi o manifestazioni (una sorta di Vice Ministro dell’Istruzione!). E i miei compagni altrettanto bravi!
Però mi divertivo!
Mi divertivo a fare le imitazioni direttamente dalla cattedra (credo nessun professore, allievo, bidello, supplente sia riuscito a sfuggirmi); mi divertivo a rubare il panino super-farcito di Matteo (che batteva il mio pacchetto di crackers 10 a 0); mi divertivo a scrivere frasi sulla vita, sull’amicizia e sui ragazzi nel diario di Francesca (la mia compagna di banco & migliore amica); mi divertivo a dare nozioni geopolitiche su Ponte Pattoli ai miei compagni “di città” (es. anche noi prima o poi avremo un sindaco e un presidente di Provincia; anche noi prima o poi avremo centri commerciali e catene d’albergo; anche noi prima o poi diventeremo una super potenza economica mondiale ecc...).

Insomma, sarà che avevo capito che la scuola non è un obbligo ma un regalo per giovani fortunati e l’anticamera delle responsabilità, ma sta di fatto che a me un pochino manca e qualche mattina, anche solo per sbaglio, quel portone altissimo del liceo Mariotti vorrei proprio superarlo.

domenica 11 settembre 2011

Somewhere over the rainbow

Dieci anni dopo.
Quell’11 settembre me lo ricordo, l’immagine è perfettamente nitida davanti ai miei occhi.
Io al telefono di casa, seduta sul letto. Davanti a me la tv accesa, i programmi interrotti bruscamente, una delle Torri Gemelle gonfia di fumo nero.
Impossibile capire. Impossibile anche solo immaginare.
Poi un minuscolo aereo sul fondo azzurro dell’inquadratura si infila nell’altra Torre.
Le voci dei giornalisti agitate, confuse. 
Le ipotesi, le domande, le pause, i silenzi.
C’è voluto del tempo per riuscire ad interpretare quella scena allucinante eppure così potente, così incredibilmente reale.
Un giorno di storia, la storia quella vera, quella che esce dai libri ed entra nella vita delle persone, cambiandone la direzione, le abitudini, i punti di vista, le paure.

Quell’11 settembre mi sono sentita una piccola parte del mondo.
Un mondo fragile come un foglio di carta strappato.


martedì 6 settembre 2011

Quando la lampadina NON si accende...



CONCETTO DI PARTENZA: l’intuito è uno dei più bei regali che la natura possa fare ad un essere umano. Con l’intuito puoi prevedere la realtà un attimo prima del suo verificarsi, puoi elaborare più velocemente i dati a tua disposizione ed avere maggiori possibilità  di prendere la decisione giusta anziché quella sbagliata.
In parole povere: con l’intuito capisci prima e capisci (quasi sempre) bene.

CONCETTO INTERMEDIO: io non sono una persona particolarmente intuitiva.

È mia abitudine giustificare ogni affermazione attraverso esempi probanti (del resto, sono o non sono avvocato?!)

Primo esempio: il super regalo.
(Anni fa) Natale in arrivo e qualche indizio trapelato dalla bocca di papà…
I dati a mia disposizione erano: “ti sarà molto utile; l’ho ordinato con largo anticipo; ci si sta in due al massimo; mi ringrazierai tantissimo”.
Facile, mi son detta, è la Smart!!!
Non esattamente!
Il super regalo paterno era una fantastica trapunta matrimoniale in piuma d’oca 100% con doppia cucitura ai bordi!
Secondo esempio: la super proposta.
Domenica invernale con il solito gruppo di amici…
I dati a mia disposizione erano: “Si va tutti sulla neve per una ciaspolata in compagnia; costa solo 15 euro; baita già prenotata”.
Ho fatto due+due e, mi son detta, vuoi vedere che ‘ste ciaspole si mangiano? E me le immaginavo a forma di ciambella, con un po’ di uvetta e ricoperte di zucchero a velo…Ottimo, per 15 euro conviene pure!!
Non esattamente!
Mi son ritrovata in cima ad un monte, affondata nella neve fresca, con racchette ai piedi e bastoni in mano (e senza ciambelle naturalmente)!
Terzo esempio: il super uomo.
Ahimè, situazione capitata più d’una volta…
I dati a mia disposizione erano: “Apparentemente dotato di cervello (che già un minimo dubbio ti dovrebbe venire); capace di formulare un discorso in lingua italiana; divertente ed estroverso”.
Wow, mi son detta, vuoi vedere che ho trovato marito??!!
Non esattamente!
Il super uomo è già il marito di qualcun’altra che “si è svegliata” un attimino prima di me!

CONCETTO FINALE: se pensi - come me - che per allenare l’intuito sia necessario chiudersi in casa a guardare tutte (ma proprio tutte) le puntate di CSI e Jessica Fletcher, ti sbagli.
Spegni la TV e fatti una passeggiata…