venerdì 25 novembre 2011

A te, che hai rubato la mia borsa...


Queste righe sono dedicate a te.
Solo ed esclusivamente a te che ieri sera hai rubato la mia borsa.
L’hai fatto bene, con destrezza, portandomela via da sotto gli occhi senza che neppure mi accorgessi.
C’è voluto un po’ perché il mio cervello perbene chiamasse il fatto con il giusto nome: “furto” e non “errore”. 
Lo so, sono antica, ho ancora il vizio della buona fede. 
E chi si trova in questa condizione, fatica sempre un po’ ad accorgersi della stronzaggine altrui.
Sì perché rubare una borsa di giovedì sera, in un Caffè del centro, dove tutti hanno l’apparenza di stare bene, anzi, pure meglio di te, beh è un gesto da STRONZI.
Bada bene, non è per i soldi (che comunque a guadagnarli un po’ ci vuole), non è per documenti e carte varie (che comunque a rifarli una mezza giornata tra uffici, file, numerini e impiegati insofferenti ce la devi considerare) e non è neanche per gli occhiali da vista con montatura nuova nuova (che comunque, pure quelli, fanno comodo se hai una miopia che non riconosci neppure tua madre ad un metro di distanza).

Non è per questo che ti considero uno/a stronzo/a.

Tu sei stronzo/a perché con la mia borsa di velluto nero ti sei portato/a via la foto di me da piccola sulle ginocchia di mia nonna, quella che avevo ritagliato malamente per farla entrare nella fessura interna del portafogli così da averla sempre con me.
Tu sei stronzo/a perché con la mia borsa ti sei portato/a via l’illusione di poter trascorrere una serata piacevole tra la gente senza dover sospettare di quella stessa gente.  

Perciò a te, che probabilmente non leggerai mai queste righe, io dedico tutto il mio disprezzo e la mia compassione.
E come avrebbe detto mia nonna (quella della foto): che i miei soldi (quelli che hai trovato nel portafogli) ti servano tutti ed unicamente per... le medicine!

venerdì 18 novembre 2011

I sogni son desideri (...ma siamo proprio sicuri?)




Ogni mio post, cari lettori, nasce da un riscontro reale pari al 100%.
Della serie, non c’è trucco non c’è inganno, credete a tutto ciò che trovate scritto qui!
Oggi parlerò di sogni.
I MIEI, naturalmente, che meritano di essere divulgati pubblicamente per la loro assurdità e che, per la medesima ragione, meriterebbero ancor di più di essere analizzati (da un medico BRAVO!).
Il primo sogno che vi racconterò è fresco fresco, partorito nella notte appena trascorsa.
Oggetto: lite spaventosa tra me e mio fratello Giulio.
Ora, tali tipologie di liti (spaventose, appunto) avvengono con cadenza quasi quotidiana. Ragion per cui ho avuto serie difficoltà ad accettare l’idea che fosse un sogno e non la realtà. L’ho capito però (obbligatoriamente) nel momento in cui ho provato una strana e crescente sensazione di dolore…
Infatti, nell’astrattezza dell’onirica dimensione, Giulio aveva pensato bene di sottrarmi il computer portatile (che oltre ai programmi di Microsoft, contiene TUTTA LA MIA VITA) e di incastrarlo in una fessura stretta e incurvata. Il computer, di conseguenza, aveva assunto una forma simile ad una banana e, naturalmente, aveva smesso di funzionare.
Io, evidentemente, non ho reagito bene ed ho iniziato ad urlare come Rocky Balboa quando grida Adrianaaaaaaaaaaaa e, al tempo stesso, ho pure iniziato a picchiarlo.
Ma la realtà prevale sempre sui sogni.
E l’ho capito quando ho visto (seppur con le palpebre ancora un po’ abbassate) che ciò contro cui stava sbattendo la mia mano non aveva esattamente la forma di mio fratello ma piuttosto quella del comodino accanto al letto (ed era pure di noce e con pericolosi spigoli appuntiti!).
(Comunque sia chiaro che Giulio le prende lo stesso, per principio. Per avermi disturbata anche nel sonno!).

mercoledì 2 novembre 2011

Il primo appuntamento non si scorda mai...



Un uomo e una donna, al loro primo appuntamento, hanno il dovere morale e sociale di giocarsi il tutto per tutto. Il dovere di mostrare il meglio di sé, costi quel che costi.
Nel piatto, l’affascinante persona e la fantastica personalità.
Il gioco comprende mosse calcolate, sottilmente lavorate nel dire e nel fare così da guadagnarsi, abilmente, la seconda chance.
Ciò premesso, mi sono divertita ad individuare una serie di gesti, parole, atteggiamenti che sembrano essere ricorrenti, puntuali e pressochè irrinunciabili (per me come per molti di voi, siate onesti!).

Al primo appuntamento TUTTI (senza distinzione di genere):
  • amano viaggiare in lungo e in largo. Ciò implica: rapida mappatura delle capitali europee visitate, dei mari del nord e dei deserti del sud; assoluta propensione per l’avventura; totale repellenza per le comodità scontate (NO crociera; NO villaggio all inclusive; NO tour operator; SI trattoria; SI pensioncina sperduta; SI voli low cost ecc…);
  • sono sostenitori convinti e garanti assoluti della libertà del partner quale principio fondante del rapporto di coppia (la gelosia??? Sentimento obsoleto!);
  • hanno avuto almeno una storia importante ed hanno rigorosamente lasciato loro;
  • amano il buon vino, la letteratura, il teatro, il sushi, la grammatica italiana, il cinema, la filosofia, le mostre, i musei e … odiano la TV (volgarissima);
  • hanno una carnagione olivastra naturale (la lampada fatta due ore prima è solo una casualità…).

Al primo appuntamento LUI (in particolare):
  • (in primis) ha lavato e lucidato l’auto così bene che ci ha ritrovato dentro addirittura le vecchie Lire;
  • non segue, anzi, ignora completamente il calcio (preferisce il tennis e/o il golf che non sono sport violenti);
  • svolge il lavoro più stancante, più stressante e di maggior responsabilità dell’elenco mondiale delle professioni (in confronto a lui, Barack Obama fa il part time).

Al primo appuntamento LEI (in particolare):
  • (in primis) ha acquistato una quantità di trucchi da far invidia ad un set cinematografico;
  • (in secundis) ha formulato, con il circolo delle amiche strette, almeno 7.598 ipotesi di abbigliamento e 4.320 pronostici sul pre e post serata;
  • è dolce e timidamente sorridente (mai più in futuro), indossa decoltè tacco 12 (che proporrà solo quella sera), ama cucinare (piatto forte, le tagliatelle fatte in casa).

La mia conclusione è: godetevi la perfezione del primo appuntamento (e non rovinatela con il secondo)!