Da ragazzina avevo solo certezze.
Non avrei mai calzato scarpe che non fossero Hogan.
Avrei
indossato una pesante toga nera per lavorare.
Avrei dato fiducia solo ai
politici di destra.
Non avrei mai messo piede in una tenda da campeggio.
Avrei
guidato una station wagon Bmw nera con interni in pelle.
Avrei sempre mantenuto
il controllo delle mie convinzioni e delle mie emozioni.
Da ragazzina, insomma, gli elementi di somiglianza con “la
donna bionica” erano innumerevoli.
Poi è arrivato il tempo e ha fatto tutto da sé.
Ha afferrato questa macchina perfetta di autogestione e l'ha
scossa un po’.
Rendendola imperfetta, usurata.
I freni più lenti, le valvole più aperte, i punti fermi più
mossi, gli ingranaggi più sensibili.
Ho calzato scarpe acquistate in una bancarella.
Ho indossato
cuffie per lavorare.
Ho condiviso qualche idea di Beppe Grillo.
Ho dormito nelle
tende ghiacciate dell'Aquila ferita.
Ho guidato una Yaris grigia di seconda mano.
Ho abbandonato numerose convinzioni ed altrettante emozioni.
“La volontà di controllo genera mostri”. (L'ha detto
qualcuno e io lo sottoscrivo)
Sia delle situazioni che degli esseri umani. (Mi permetto di aggiungere)
Ciò che davvero conta è il controllo della volontà.
La volontà di accettare le variazioni della vita e della
propria natura.
La volontà di resistere. La volontà di lasciarsi
addomesticare.
La volontà di godere di ciò che si ha, senza mai perdere
l'attesa di stravolgenti novità.
Tesi e morbidi, come gli elastici.