giovedì 21 giugno 2012

APP.unto!


Da quando ho l’iPhone non potete capire quanto mi sento moderna, giovane e al passo coi tempi.
Un passo “zoppo”, via, perché quest’aggeggio è intuitivo per tutti tranne che per me!
Ho avuto bisogno di vari tutor che facilitassero il mio apprendimento e mi guidassero nella scoperta del variegato mondo delle app.
Ed ho notato che ce ne sono alcune eccezionali ed altre veramente allucinanti (tipo quella che ti misura la febbre o quella anti panico per chi ha paura di volarecioè il passeggero può ascoltare la voce di un terapeuta e calmarsi – …words fail me!).

Ciò nonostante, io temo che alla genialità tecnologica di Apple qualcosa sia sfuggito e che non è proprio esatto lo slogan “C’è un’app per tutto”per qualcosa, infatti, non c’è.

Esempi.

Non c’è un’app per superare la prova costume senza dover rinunciare a pasta, pane, pizza, nutella e bevande gassate. 
Non c’è un’app per trasformare in tatto certi pensieri. 
Non c’è un’app per far sì che la tv si accenda da sola quando tu ti sei appena distesa sul divano e ti accorgi che pure il telecomando è ben disteso sul tavolo della cucina!
Non c’è un’app per rendere consapevoli certi soggetti che la loro presenza sulla terra non è per nulla indispensabile alla sopravvivenza della specie. 
Non c’è un’app per tonificare pancia, cosce e glutei con un semplice touch e senza neanche bisogno della tuta. 
Non c’è un’app per aumentare automaticamente le cifre del mio conto corrente alla fine di ogni mese. 
Non c’è un’app per sincronizzare l’amore di coppia: del tipo, ci amiamo entrambi - ci amiamo entrambi tanto - ci amiamo entrambi tanto e adesso. 
E, infine, non c’è un’app per far capire a tutti noi “iphone entusiasti e dipendenti”, che non sarà mai un telefono intelligente a renderci più socievoli e più connessi con il mondo ma solo la spinta racchiusa nel nostro cervello!

N.B. ora le inventeranno tutte e non me daranno neanche 1 euro di diritti...! APP.unto!

giovedì 7 giugno 2012

Ricchi&famosi (a libera interpretazione)




Rifletto sempre sulle cose che accadono in giorni anonimi e in orari banalmente noiosi.

Martedì mattina, le nove.
Esco di casa di fretta. Mi aspettano in radio, devo intervistare Pietro Valsecchi, il produttore televisivo e cinematografico.
L'agenda l'ho presa, il profumo sul collo l'ho spruzzato, il filo di rimmel sulle ciglia c'è, la borsa è appesa all'avambraccio. 
Sono in garage. Tiro fuori le chiavi della macchina. Apro la portiera. Un metro più in là il mio cane mi fissa.

Che c'è di strano? Direte voi.

Di strano c'è che il mio cane non lo vedevo da cinque anni
Da quando si era allontanato silenziosamente dopo la morte di mia nonna
E invece martedì era lì, che mi guardava. Sempre silenziosamente.

La giornata poi è andata avanti, con un incontro decisivo e importante.
Forse si farà un film ispirato al mio romanzo, Caffè Alicante.

Ecco, vorrei scrivere di più ma cosa c'è di più da dire?

L'unico pensiero che riesco ad incastrare tra queste righe è l'immagine di un ricordo che riaffiora, ogni tanto.
Mia nonna che una volta, guardandomi, mi ha detto: “ Tu diventerai qualcuno”.

Che bell'augurio e che bel verbo "diventare".

Diventerai qualcuno non vuol dire diventerai famosa.
Tutt'altro.
Vuol dire avrai la capacità di trasformarti, di rinnovarti, di essere anche altro nel tempo e nello spazio.
Vuol dire Avrai sempre qualcosa di diverso da ciò che avevi prima.

È di questa ricchezza che voglio piena la vita.


lunedì 4 giugno 2012

Earthquake (giusto un paio di riflessioni)



L'Italia trema.
L'Italia ci fa ballare. Di paura.
Secondo me l’Italia ha un cervello. E pensa.
Pensa anche lei al suo futuro incerto e si muove. Si agita. Dondola.
Solleva lo sguardo e osserva chi le salta sopra con poco rispetto. Chi la usa come fosse un bidone della spazzatura. Chi la crede resistente abbastanza da appoggiarle sopra case e fabbriche da quattro soldi. Chi la sbeffeggia alle spalle come un amico infedele. Chi impedisce che i suoi figli più giovani siano orgogliosi di lei e li costringe ad andare altrove. Chi permette che tutti, indistintamente e senza regole, la possano calpestare.
Siamo un popolo strano. Per nulla abituato ad imparare dagli errori.
Sappiamo che basterebbero piccole accortezze per evitare grandi tragedie ma a noi checcefrega? Noi ci penseremo più in là.
E voi che esagerate, che vi inventate regole e regolette, che volete prevenire, voi sì…porterete mica un po' sfiga?
Noi siamo bravi. Bravi ad arrivare un attimo dopo e quasi mai un attimo prima.
Poi però è vero, sappiamo essere efficienti e generosi.
Come noi, nessuno al mondo.
Ma sempre in ritardo. 
Più comoda la miopia che la lungimiranza.
Tanto noi, poi, facciamo le inchieste…