giovedì 15 settembre 2011

Secondo banco, fila centrale



Sarà che è da poco ricominciata la scuola (non per me ma per migliaia di studenti italiani), sarà che stamattina ho casualmente incontrato una mia ex professoressa del liceo classico (che non vedevo da anni e che – temo – mi abbia confusa con una dello scientifico), sarà qualcos’altro ma io, oggi, avverto una certa nostalgia del passato…

E allora “posto” sul blog (senti che slang!!).

Per molte persone (ormai adulte) i ricordi scolastici sono tutt’altro che “bei ricordi”: sono, anzi, esperienze traumatiche con tendenza a divenire incubi notturni ricorrenti (la psicologia è dentro di me).

Al contrario, se io potessi, tornerei volentieri a sedermi in quel secondo banco, fila centrale, del liceo Annibale Mariotti (posizione che consiglio alle nuove leve: né troppo in vista né troppo nascosta, ti protegge da qualsiasi interrogazione). 
Ammetto di essere stata una studentessa “quasi modello”: facevo sempre i compiti, seguivo le lezioni, nessuna “salina” e raramente aderivo a scioperi o manifestazioni (una sorta di Vice Ministro dell’Istruzione!). E i miei compagni altrettanto bravi!
Però mi divertivo!
Mi divertivo a fare le imitazioni direttamente dalla cattedra (credo nessun professore, allievo, bidello, supplente sia riuscito a sfuggirmi); mi divertivo a rubare il panino super-farcito di Matteo (che batteva il mio pacchetto di crackers 10 a 0); mi divertivo a scrivere frasi sulla vita, sull’amicizia e sui ragazzi nel diario di Francesca (la mia compagna di banco & migliore amica); mi divertivo a dare nozioni geopolitiche su Ponte Pattoli ai miei compagni “di città” (es. anche noi prima o poi avremo un sindaco e un presidente di Provincia; anche noi prima o poi avremo centri commerciali e catene d’albergo; anche noi prima o poi diventeremo una super potenza economica mondiale ecc...).

Insomma, sarà che avevo capito che la scuola non è un obbligo ma un regalo per giovani fortunati e l’anticamera delle responsabilità, ma sta di fatto che a me un pochino manca e qualche mattina, anche solo per sbaglio, quel portone altissimo del liceo Mariotti vorrei proprio superarlo.

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