martedì 3 maggio 2011

Fortuna? No, grazie

La fortuna NON è un concetto relativo.
La fortuna o ce l’hai o non ce l’hai.
Per quel che mi riguarda, non ce l’ho.
Per affermarlo con certezza non occorre scomodare categorie concettuali di tipo esistenziale – quelle dell’oroscopo, per capirci, tipo salute, amore, soldi eccetera eccetera – bastano le ben più banali “azioni quotidiane”. 
L’assenza di fortuna la percepisco pian piano, dalle piccole cose, dagli indizi che  mi lascia subdolamente nel suo percorso di disturbo.

Alcuni esempi probanti.

Parcheggio: lo trovo sempre ad una distanza minima di 800/900 metri dal posto in cui devo andare e, nonostante ciò, è rigorosamente stretto, scomodo e a portata di “sportellata” del vicino. Solo dopo aver sudato sette camicie e fatto un centinaio di manovre (l’ho incastrata proprio bene!), mi accorgo che il miglior posto, proprio quello davanti all’ingresso, si è appena liberato.
Cassa del supermercato: posso passarci anche delle mezze giornate. La mia è sempre quella apparentemente scorrevole e con la cassiera apparentemente sveglia. Ma l’apparenza inganna: chi mi precede ha dimenticato il detersivo, il tonno, il latte e le uova. La cassiera?... è al suo primo giorno di lavoro.
Cellulare: se devo ricevere una telefonata importante (mi capiterà un paio di volte all’anno) è sicuramente scarico o non raggiungibile.
Lavaggio dell’auto: con precisione quasi diabolica, lo faccio sempre dopo una giornata di sole cocente ed immediatamente prima del temporale più devastante degli ultimi vent’anni (da notizia del telegiornale).
Premi ad estrazione: in anni ed anni di duro allenamento alla “pesca” delle sagre di paese, credo di aver vinto solo pesci (suicidatisi subito dopo).

Io non credo affatto che la fortuna sia cieca: secondo me, lei la mia faccia – almeno in certe occasioni – la vede benissimo!


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