lunedì 15 ottobre 2012

Sua Altezza, Baumgartner




È indiscutibilmente questo l’argomento del giorno.
Per 24 ore sono passati in secondo piano: il processo a Schettino, la Legge di stabilità e la presunta gravidanza di Belen.
Oggi la notizia (quella con l’articolo determinativo) plana (in senso letterale) sul record di Felix, uno con un nome che somiglia a quello di un gatto ma che ha, decisamente, un coraggio da leone.
Dunque, cosa avrebbe fatto il tizio proveniente dai monti austriaci? Nient’altro che lanciarsi nel vuoto da 39 chilometri (puoi leggere anche: t r e n t a n o v e m i l a m e t r i) appeso a un pallone di elio.
La cosa ha dello strabiliante. Non c’è dubbio.
Non solo perché il tizio, Felix, è ancora in vita (cosa per nulla scontata considerate le radiazioni, le onde d’urto e la circolazione che poteva tranquillamente fargli bollire il sangue come l’acqua prima di calare gli spaghetti) ma soprattutto perché, per la prima volta, un uomo ha infranto la barriera del suono a 57 gradi sotto zero.

Questa notizia mi piace.
Perché dimostra che le possibilità umane sono sconfinate e che le barriere sono (quasi) sempre più fragili delle menti ostinate.
Felix ha compiuto la sua impresa. Certo, ha fatto le cose “in grande”, sotto l’occhio della scienza e dei media del mondo.
Ma ogni giorno, più o meno anonimamente, milioni di altri uomini e donne compiono, anch'essi, la propria.
Alzarsi ogni mattina col sole ancora spento. Pagare un fornitore. Non lamentarsi del tempo e dei malanni di stagione. Resistere sul mercato nonostante la concorrenza cinese. Innamorarsi. Mantenere la calma. Ricordarsi a memoria il numero di una persona cara. Mettere al mondo un figlio. Affrontare la fila alle poste. Cucinare un soufflé senza farlo sgonfiare. 
Sono tutte imprese. Piccole. Grandi. Quotidiane. E di una certa utilità.
Siamo, pur sempre, umani.

Felix, dalla sua altezza, ha detto: “A volte bisogna andare veramente in alto per vedere come siamo piccoli”.


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