mercoledì 3 aprile 2013

Da consumarsi preferibilmente entro



L'obsolescenza pianificata.
Ovvero quella politica strategica di non far durare in eterno i beni di consumo.
Io fabbrico un frullatore, uno smartphone, una lavatrice, una lampadina e ci imprimo una data di scadenza. Quando quella data arriva, il bell'oggetto moderno ti muore tra le mani. 
E non lo puoi riparare, no. 
Devi fiondarlo nel cestino (facendo attenzione alla differenziata) e ricomprarne uno nuovo. 
Non ci sono pezzi di ricambio (il fabbricante non li ha previsti) né mani tanto abili da poterlo accomodare.
Gioco finito. Game over.

Le logiche del mercato. La policy del consumo. 
Il ricatto dell'esistenza.

Perchè una scadenza c'è per tutto.
Per la bellezza. 
Per il latte nel frigo. 
Per la pazienza. 
Per la bolletta del gas. 
Per l'attesa. 
Per il giorno prima di oggi. 
Per il desiderio che resta pensiero senza prendere una forma.

Eppure ci si rinnova così.
Imparando dagli oggetti.
Buttandosi via e riacquistandosi ogni volta.

2 commenti:

  1. O forse riciclandosi sempre, senza mai buttare via niente?!?

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    1. Perchè no?! Anche se, nel mio caso, qualcosa da buttare proprio c'è!

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