Da
piccolina avevo un triciclo della Chicco. Mi piaceva talmente tanto che non me
ne separavo mai. Ci giravo per casa, tra una stanza e l’altra, e poi fuori, in
giardino. Ci accompagnavo anche mia nonna a far la spesa: lei camminava sul
ciglio della strada e io con il mio super mezzo multicolor zigzagavo al suo
fianco, con poco equilibrio ma sicura sul marciapiede. Ecco, il “non
me ne separavo mai” di cui sopra è da intendersi nel senso più
letterale del termine. Io e lui una cosa sola, h24. Ci andavo, cioè, anche a
dormire. Ancora oggi, ogni volta che prendo posizione su qualcosa con la
testardaggine più acuta, mia madre mi ricorda quell’episodio. Di quando – avrò
avuto più o meno quattro anni – pretesi di andare a letto con lui: con il
triciclo della Chicco. E nulla valse ad impedirlo. Nessun “No” e nessun grido
arrabbiato della mamma a placare il mio pianto insistente, riuscirono a
distogliermi dal folle proposito: dormire abbracciata - sotto le coperte calde,
profumate e pulite - ad una zozza biciclettina di plastica, gomma e alluminio.
C’è
un aggettivo – di origine romanesca e usato spesso nel linguaggio comune umbro
– che descrive un essere capace di simili gesti: l’aggettivo è “tignoso”.
Ora,
l’essere tignosi non è una bella cosa.
Non
è, ad esempio, come l’essere determinati.
La
determinazione
è, infatti, quella virtù che ti fa perseguire con tenacia un obiettivo ma sulla
base di una pianificazione lucida del percorso e di una serie di valutazioni
ragionate con l’intelletto.
La
tigna,
al contrario, è traducibile con “Lo voglio punto e basta!”, indipendentemente da
qualsiasi altra circostanza. È uno sbattere i piedi a terra per ottenere
qualcosa, ma con orecchie ed occhi chiusi e, in genere, con la presunzione di
avere a proprio sostegno tutte le ragioni del mondo.
Tornando
all’episodio che ho appena raccontato, la
piccola tignosa Chiara ha ottenuto ciò che desiderava ma puntando tutto
sulla soddisfazione immediata di un impulso cerebrale. Senza ascoltare né
consigli né raccomandazioni utili, senza calcolare rischi possibili, senza
minimamente posare lo sguardo sulle ruotine sporche di terra e cacche
dell’oggetto del suo desiderio.
Se
la piccola Chiara fosse stata invece determinata,
e non tignosa, avrebbe raggiunto ugualmente il suo scopo: il triciclo sarebbe
stato lì, accanto al comodino, ad un millimetro da lei, visibile e a portata di
carezze ma il rischio di malattie infettive, magari, l’avrebbe corso un’altra piccola tignosa nel mondo.
Perciò:
SI alla
determinazione, quella che ti fa scegliere ciò che vuoi e non prendere quello
che viene
NO alla “tigna”
che se qualcosa ti porta è, molto probabilmente, solo una quantità pericolosa
di batteri killer.
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