Sarà capitato anche a voi.
Di aprire il vasetto dello yogurt
e di leccare - ancor prima di averci
affondato dentro il cucchiaio - lo strato cremoso depositato sulla pellicola di
alluminio.
Io compro le confezioni di yogurt
(rigorosamente nel doppio gusto frutti di
bosco e cereali) solo ed esclusivamente per questa ragione.
Per quel mezzo secondo di piacere.
Così lo yogurt, con la sua
pellicola da ripulire, diventa per me metafora
dell’esistenza.
L’esistenza, quella fatta di
piccoli piaceri istantanei lunghi quanto il tempo di portar via con la lingua
lo yogurt incollato sulla pellicola.
Van via troppo veloci, porcaccia
miseria.
Attimi ristretti che neppure un
elastico li allungherebbe di più.
E poi ti resta il resto.
Quei 125 grammi di crema
biancastra con pezzi di frutta (e centinaia
di semini incastrati tra i denti). Che mai
avranno lo stesso sapore di ciò che hai solo appena assaggiato.
Non siamo proprietari di niente,
nemmeno della nostra felicità.
Sa un cavolo la Muller !
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