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martedì 24 settembre 2013

A far la spesa comincia tu!


Parlerò della spesa, quella che si fa al supermercato.
Al telefono della radio con il presidente di Coop Italia – la Coop quella che sei anche tu, tu che leggi – ricevo da lui questa domanda: “Signorina, lei cosa mette nel carrello?”. E allora io, che la professionalità è un concetto che sono solita gestire a modo mio, rispondo: “Presidente io sono donna e single, perciò poche cose e inutili”.
A me fare la spesa piace parecchio.
Soprattutto mi piace stare in coda alla cassa e sbirciare nei carrelli altrui. E confrontare i loro acquisti con i miei. Non so perchè, ma alla fine mi sembra sempre di aver lasciato fuori qualcosa di necessario che invece gli altri hanno scelto. E la conferma arriva sempre puntuale dall'espressione perplessa della cassiera quando passa il codice a barre dei miei prodotti davanti al laser...

primo bip – salviette struccanti, che ne compro come se mi truccassi sul serio
secondo bip – yogurt al malto e cereali, che fa sempre scena
terzo bip – cereali confezione formato famiglia, che compro solo perchè le tipe della pubblicità della Kellog's sono sempre in tuta, toniche, sorridenti e fighe...e se bastano i corn flakes, ho svoltato!!
quarto bip - sfilatino al formaggio, che spero di trovare a casa la mortadella
quinto bip –  deodorante per auto (ignoro sul serio il motivo)
sesto bip – succhi di frutta a tutti i gusti commestibili, tranne la papaya

E’ evidente, la mia spesa non segue alcun criterio logico-razionale.
Del resto io non sono catalogabile come “consumatrice normale”. A casa non ho bocche da sfamare, pasti da organizzare, bucati formato famiglia da far girare negli oblò delle lavatrici. Non miro alle prime necessità e mi concedo – ancora – la spensieratezza delle ultime, accogliendo la politica della spesa che non è altro che la politica delle scelte che si fanno, ogni giorno, nella vita.
Scegli ciò che ti serve, prendi ciò che ti conviene, ricerchi le fantastiche offerte, ti concedi il brio del superfluo, scarti ciò che è stato già toccato dagli altri e frughi in fondo allo scaffale per portare alla luce il prodotto più intatto.

A volte capita di lasciar fuori qualcosa. Ma anche quelle non prese, sono pur sempre scelte.

venerdì 29 marzo 2013

La mia Bilancia è differente


Sono 30 anni che il mio oroscopo prevede per me un’esistenza da favola.
Inizia sempre un po’ in sordina, tentando di depistarmi con frasi incomprensibili tipo “voi della bilancia avrete Saturno nel segno dalle prime ore dell’alba poi in serata ci sarà il passaggio di Marte e Mercurio in trigono dall’acquario”, poi però tutto diventa più chiaro e rapidamente si irradiano verso l'alto innumerevoli ed eccitanti profezie.
Dopo il girovagare dei pianeti nel mio segno, infatti, la giornata di Chiara sembra volare senza freni verso il massimo successo: in amore sarò seduttiva e passionale come non mai, avrò l’imbarazzo della scelta tra il fior fiore degli uomini single (che già l’accostamento di “fior fiore” e “single” al sostantivo “uomo” una qualche – anche fioca - spia di fregatura dovrebbe accenderla in me) e nel lavoro sarò così tanto talentuosa da concludere contratti a gogò, affari milionari, progetti strategici con il contestuale apprezzamento di colleghi e subalterni. Quanto a ricchezza&salute, beh chevelodicoafare: co’sta fortuna, garantite al cento per cento! Portafogli stracolmo e zero medicine, manco un'aspirina mi serve!

Io inizio la giornata sempre così, con questa mega spinta ottimistica verso il futuro. 

Poi però man mano che il futuro preannunciato si concretizza ripenso alle stelle, le mie. 
E mi chiedo se sappiano più o meno, anche solo vagamente, che faccia ho, in quale giorno/mese/anno sono nata e magari anche a che ora (per la storia dell'ascendente). 
Perchè, poverine, anche le stelle hanno diritto di sbagliare. ...Ma così clamorosamente? 
Forse gli si è inceppato il calcolo delle previsioni? Forse Saturno e Marte hanno avuto un contrattempo? O forse...vuoi vedere...che mi stanno proprio prendendo per il culo??
Non so se avrò mai una risposta alle mie eterne domande.
Sta di fatto che la mia bilancia non è quasi mai in equilibrio. Che la realtà non è quasi mai il riflesso delle mie (o altrui) pianificazioni. Che l’oroscopo è la tentazione, divertente e frivola, di non attribuire a noi stessi la responsabilità di ciò che accade. Che certe cose (e certe persone) piacciono di più finchè ci limitiamo ad immaginarle, che non quando le conosciamo veramente.
Giorno dopo giorno. Previsione dopo previsione. 


Ci sono persone così. Persone capaci di ricominciare infinite volte senza paura di sbagliare.
(Banana Yoshimoto)

giovedì 10 gennaio 2013

Home Sweet Home (quattro mura)


Per me la casa deve essere: essenziale, luminosa e bianca.
Se poi questi aggettivi si incastrano geometricamente tra le forme rigide di un loft o tra le pendenze inclinate di una mansarda, allora per me quella casa è il top.
Nel tentativo di assecondare i miei gusti, mi sto dedicando da tempo alla ricerca di un appartamento che sia anche: economico, centrale, panoramico e dotato di box auto.
Le possibilità di trovarlo sono 1 su 1.999.999.999.
Nell’attesa, mi diverto molto a leggere gli annunci delle varie agenzie immobiliari. Sono praticamente tutti uguali: stesso linguaggio specifico, stessa enfasi nelle descrizioni, stessi slogan. Tutto sembra così bello e perfetto che ti sale un entusiasmo da paura e la casa la compreresti con una telefonata, così, sulla fiducia e senza neanche vederla.
Ma attenzione, be careful! Gli agenti immobiliari sono furbi e dietro ogni tecnicismo verbale c’è sempre una realtà fatta di ingannevoli apparenze…

L’annuncio tipo è, più o meno, il seguente:

In pieno centro storico (dato di partenza, dal quale si può agevolmente desumere che l’immobile in questione sarà situato a non meno di 7,5 km dal centro cittadino. Si calcoli dunque un tempo di percorrenza a piedi – per soggetti ben allenati, senza disturbi respiratori e con un passo regolare e riposante – di almeno 105 minuti) grazioso monolocale (secondo dato importante: l’aggettivo “grazioso” associato ad una casa ha pari valore di “simpatica” in relazione ad una donna. Un cesso assicurato!) in ottime condizioni (terzo dato: mi ricorda il gioco del mercatino che facevo da piccola in cortile con le altre bambine, dove piazzavo sempre e soltanto quelle barbie che avevano i capelli intrecciati, le caviglie slogate e i maglioncini infeltriti ma spacciandole per nuove e commuovendomi pure per il distacco) con bagno in camera e cucina a scomparsa (quarto dato, il più significativo. Non è richiesta nè laurea in ingegneria civile, né master in design di interni, basta solo la licenza elementare e la frequenza della lezione di matematica in cui la maestra spiegava le addizioni e sottrazioni. Infatti, se il locale è mono, il bagno è interno a quel mono e la cucina non si sa dove sia finita: quante stanze ha quel locale?). Euro 500,00 (…che te li danno loro se glielo togli dalle palle!)

Ultima nota.
Non so se ci avete fatto caso, ma in fondo alle pagine di annunci immobiliari, di lavoro e matrimoniali c’è sempre la foto e il numero di una chiromante
Forse perché nel 2013 per trovare un mestiere, un marito e una casa giusto la preveggenza ti può dare una mano!


venerdì 4 gennaio 2013

Operazione in corso: attendere prego


Oggi parleremo del Bancomat.
E ne parleremo in 30 secondi, non uno in più né uno in meno.
Perchè, non so se avete notato, ma qualsiasi operazione fatta allo sportello del Bancomat deve essere compiuta in trenta secondi. Dall'ingresso in banca all'inserimento del pin, dal ritiro della carta al prelievo dei contanti: t r e n t a, rigorosamente! 
La cosa mi crea un livello così alto di ansia che io mi sbrigo sempre. Occhio vigile e mano lesta, non sia mai che spunti fuori all'improvviso un fanatico di Mc Gyver, che ho toccato qualche filo scoperto e mi sottrae il contante! 
E poi via, di corsa in macchina, tipo rapinatrice dei miei stessi soldi.
Ciò nonostante, io e il mio Bancomat abbiamo stretto nel tempo un rapporto di leale franchezza
Io arrivo, lui mi riconosce immediatamente e mi parla...

Questo il report del nostro ultimo amichevole colloquio:

B – Bancomat
CC – Correntista Chiara

(B) Chiarè ma sei tornata n'altra volta? (B. è situato in provincia di Perugia). Ma che vuoi prelevà? Al massimo un litro de sangue (e neanche, che bianca come sei c'avrai pure l'anemia). Io lo dico per te, lascia perde! Pensa che ieri è venuto un tipo che ti voleva clonare la carta, poi ha visto il saldo sul conto e s'è così tanto commosso che t'ha subito fatto un bonifico di 200 euro! Dai, veramente, fatti un giro e al massimo chiedi un prestito a tuo fratello (G., ormai celebre giocatore di volley, con titolo di studio in forse ma sulla strada della precoce ricchezza sicura)!
(CC) Eh no B, vedi di non fare lo stronzo proprio oggi! Domani cominciano i saldi, ripeto, S A L D I! Lo capisci che da Zara ci sono i panta militari, le gonne borchiate e le maglie in ecopelle bicolore al 30%? Tu...lo capisci questo??? Aiutami...

E fu così che B ebbe pietà di CC e le concesse – per l'ennesima volta e solo per riconoscenza verso Zara che riveste CC da capo a piedi – 'sti benedetti 240 euroma in comodi pezzi da 5!!!

Che ci volete fare. La mia banca è differente!


mercoledì 7 novembre 2012

Dediche&Dediche (by Santilli)


Credo che ogni donna, oggi, vorrebbe sentirsi un po' come la signora Obama.
Per varie ragioni, è chiaro. 
Ora, escludendo quella che le garantirà vitto e alloggio alla Casa Bianca per altri four years, la ragione vera è che Michelle si è beccata una super dichiarazione universale d'amore dal marito, roba che io pagherei milioni di dollari per avere la stessa, ma anche simile, più corta e grammaticamente scorretta.
Non sarei l'uomo che sono oggi senza la donna che vent'anni fa ha accettato di sposarmi, lasciate che lo dica pubblicamente: Michelle, non ti ho mai amato tanto.

Good, Mr President!
Ma io ce credo poco...
Pertanto, considerato il cinismo, la scarsa profondità sentimentale e l'inattitudine al romanticismo che – pare – connoti da sempre la mia persona, non voglio in alcun modo lasciarmi influenzare da queste belle e profumate parole. 
Resto immobile sulle mie convinzioni: un uomo caloroso e devoto come Barack non esiste.
E, in tale perseveranza, continuo a ripetere a me stessa – e alle altre donne sensibili a questa presunta idea - che un uomo non è e non sarà mai una fonte di calore
Perciò, Santilli, se nel prossimo inverno 2012-2013 sentirai freddo, non contare sull'abbraccio di un uomo ma acquista oggetti veramente utili a tal fine: 
  • stufa a pellet;
  • scaldabagno elettrico; 
  • termocoperta;
  • e, l'immancabile, plaid a quadrettoni della Gabel!



lunedì 10 settembre 2012

(mai) Senza Parole!



Quante volte vi è capitato di esclamare: “Sono senza parole!”.
A me tantissime.
Lo dico quando qualcosa che non mi aspetto mi sorprende, mi si catapulta addosso lasciandomi cerebralmente impotente.
Poi, però, penso a quei signori che hanno tanto faticato per riempire di inchiostro le migliaia di pagine del vocabolario della lingua italiana. Penso alle loro menti zelanti e me li sento tutti sulla coscienza.
Il lessico comune è composto da circa 47.000 vocaboli.
Ergo, è matematicamente impossibile – nonché  vietato per rispetto di Tullio De Mauro & company – rimanere senza parole!

Detto ciò, sceglierò alcune situazioni-tipo e vi dimostrerò che c’è sempre una parola per tutto…

Situazione 1
Arrivate in una piazzetta dimenticata dal mondo, a un paio di km dal centro storico. Parcheggiate la vostra auto all’interno delle strisce blu, vi dirigete al parchimetro e scoprite che la tariffa oraria è pari ad 2 euro e 60! 
Siete senza parole? Eh no...
La parola c’è ed è: FURTO (s.m. sottrazione fraudolenta di oggetti altrui per trarne un utile personale)

Situazione 2
Amate con devozione il vostro partner e gli riservate il 99% delle vostre energie mentali, motivazionali ed emotive e ricevete in cambio solo lo 0,7% delle sue. 
Siete senza parole? Eh no...
La parola c’è ed è: TRONCATRICE (s.f. macchina a lama o a disco abrasivo per tagliare trafilati…ma dice che funziona anche per gli arti umani…)

Situazione 3
Avete sudato una laurea in legge, avete donato due anni della vostra vita alla pratica forense, avete pure superato brillantemente l’esame per diventare avvocato e scoprite che il lavoro che vorreste fare nella vita è lo speaker radiofonico
Siete senza parole? Eh no...
La parola c’è ed è: CHECKUP (s.m. serie di accertamenti clinici cui può essere periodicamente sottoposta una persona per avere un quadro completo del suo stato di salute)

Situazione 4
Vi accorgete di vivere in una società in cui le persone sono puntuali agli appuntamenti, gentili sempre (e non solo quando hanno bisogno di voi), educate, serie, affidabili, riconoscenti e coerenti (sì è sì, no è no, oggi è oggi). 
Siete senza parole? Eh no...
La parola c’è ed è: MIRACOLO (s.m. fatto che si ritiene dovuto a un intervento soprannaturale, in quanto supera i limiti delle normali prevedibilità dell’accadere o va oltre le possibilità dell’azione umana).

Concluderei così.
Se questo post fosse una canzone sarebbe una delle migliori di Vasco...

“e ho guardato dentro un’emozione
 e ci ho visto dentro tanto amore
 che ho capito perchè non si comanda al cuore
 e va bene così, senza parole”
 (Senza Parole, 1994)

martedì 28 agosto 2012

L'ha detto la televisione...



che da giovedì prossimo in Italia arriverà “Poppea” (e mi sento chiamata in causa)

che il prezzo della benzina è salito alle stelle e bisogna iniziare a pensare a mezzi di locomozione alternativi (asino da soma in pole position)

che per trovare l'anima gemella basta inviare un sms al 484848

che per combattere la calura estiva occorre consumare solo ananas, anguria, carota, cetriolo, lattuga, pomodorino pachino, orzo, farro e menta (e la cotoletta impanata la rivedi verso Natale)

che la digestione di un pasto medio dura dalle 2 alle 3 ore e che se provi a tuffarti in piscina anche solo un minuto prima, collassi con effetto immediato (e scordati pure le 26.358 puntate di Baywatch)

che dove c'è Barilla c'è casa (ma se a casa non hai il sugo te attacchi)

che lo spread vola a 435 e Piazza Affari chiude a +0,89% (e mio nonno se li segna perchè è convinto che siano le estrazioni del lotto)

che se giochi a win for life e vinci, hai 1000 euro al mese sicuri per tutta la vita (e anche qualche nuovo amico)

che se qualche volta leggessi un libro e spegnessi la televisione, tanto male 'n te farebbe!


domenica 12 agosto 2012

Mi porto giusto due cosette



Tempo di vacanze. Tempo di partenze. Tempo di valigie.
Il senso pratico e la capacità organizzativa di una persona si possono desumere – con altissimo margine di precisione – anche dalle tecniche utilizzate nella complicata attività di riempimento bagaglio.
E allora c’è chi potrebbe farlo di mestiere tanta è la sua disinvoltura (“E tu che lavoro fai?” – “Io faccio l’istruttore di bagagli a mano” – “Ahpperò”) e chi, invece, è soffocato dall’ansia da prestazione e gira per ore intorno al trolley con in mano la lista delle cose da portare (redatta minimo sette giorni prima su foglio excel).

Io appartengo alla seconda categoria. Lo ammetto (senza vergogna).

Come molte persone (donne, in genere), anch’io quando devo partire per una vacanza – breve o lunga che sia – devo avere con me tutto quanto ritengo indispensabile.
Ma cosa si intende per “indispensabile”?
E' importante! Perchè il nodo della questione sta tutto intorno a questo aggettivo: i n d i s p e n s a b i l e.
E il contenuto del bagaglio dipenderà unicamente dalla sua interpretazione…

Per come lo interpreto io, nel corso della mia vacanza avrò senz’altro bisogno di:
  • cerotti e medicine (della serie “evviva l’ottimismo!”, me li porto perché vuoi vedere che al primo giorno di mare scivolo su uno scoglio e mi squarcio mezzo polpaccio e poi mi viene la febbre e mi serve la tachipirina??);
  • set di lenzuola con 4 federe, coprimaterasso, asciugamani, tende a rullo e tappetino per il bagno (della serie “pulizia e igiene 100%”, me li porto perché vuoi vedere che per soli 150,00 euro a notte me fanno dormi’ in una topaia invasa da nidi di acari e micro batteri?)
  • cambi d’abito per h24 (della serie “two is mej che one”, me li porto perché vuoi vedere che a colazione mi cade la marmellata sulla t-shirt, a pranzo il sugo sul pareo, all’aperitivo lo spritz sul vestito, a cena il filetto con aceto balsamico sulla zeppa?)
  • l’intera biblioteca in salotto (della serie “in vacanza siamo tutti più intellettuali”, i dodici volumi delle Opere di Freud, il dizionario Zanichelli e la trilogia de Il Signore degli Anelli me li porto, punto!)
  • la canoa, la mountain bike, i racchettoni professionali, il Super Tele, gli sci d’acqua, la mazza da golf e le corde da arrampicata (me li porto tutti, che vuoi vedere che tra quattro anni alle Olimpiadi gareggio pure io?!!!)
Buone vacanze, amici lettori!!!

lunedì 30 luglio 2012

No party. I prefer S A G R A



Se anche voi - come me - almeno una decina di volte nella vita siete stati ad una Sagra, troverete della “verosimiglianza” in ciò che scriverò.
Dicesi sagra, quella festa che – da giugno a settembre – anima una quantità incalcolabile di paesi e paesini dell’Umbria (e non solo, ovviamente). In genere “monotematiche”, cioè dedicate ad un piatto tipico (dalla cipolla, alla torta al testo, finanche alla polenta con salsicce – che si sa essere uno dei piatti estivi per eccellenza!), le sagre si caratterizzano soprattutto per i personaggi che abitualmente le frequentano.
Sempre gli stessi, anno dopo anno, estate dopo estate.
Eccone alcuni.

Marito&Moglie over 60
Ore 18.30 sono già in postazione – prima fila davanti al palco dell’orchestra che suonerà alle 21.30 – muniti di: bottiglia di acqua da 1,5 litri portata da casa e maglia manica lunga in lana sulle spalle (perché la sera rinfresca).

La corista-muta dell’orchestra
Mora, abbronzatissima, con minigonna lucida e top paillettato, zeppa 12 cm e orecchini dimensione “uovo di Pasqua”, la corista-muta non avvicina mai la bocca al microfono. Si limita a muovere l’anca da destra verso sinistra (si fermerà solo quando staccheranno la spina del mixer) e a cantare in playback il ritornello di “Sciolgo le trecce ai cavalli, corrono…”.

L’esperto
Manco fosse un critico gastronomico della Guida Michelin, l’esperto è colui che “le gira tutte”, dal lunedì alla domenica no stop (si dice abbia un fegato a forma di torta al testo con pecorino e rucola…).

Il modaiolo alternativo
Arriva in pista con aria da vero “conquistatore di femmine”. E del resto lui può…
Con panta della tuta alla caviglia, canotta bianca, catena in oro purissimo e marsupio nero multi tasche rigorosamente “a vita alta”…lui senz’altro può!

Le vedove
Arrivano in gruppi da 3 o 4 e non sembrano particolarmente disperate per la dipartita del coniuge! Tra di loro c’è: la sintetica (total look 50% poliestere e 50% acrilico); la swarovski (c’ha le paillettes anche sulla pinza per capelli); la moderna (con accessori tra il maculato e il panterato).

Il minore viziato
Di età compresa tra i 6 e i 12 anni, è capace di investire in meno di un'ora l’intera pensione del nonno in: caramelle gommose e liquirizie, palloncini ad elio, pesca di beneficenza. Corre ininterrottamente per tutta la sera con le sue scarpine con luci a led intermittenti sulle suole. (Il nonno – se è di quelli parecchio pazienti – lo riporterà a casa presto con quattro schiaffi e qualche imprecazione!).

Anche questa è vita!


domenica 22 aprile 2012

Disco (o) Inferno



Il motivo per cui –  nonostante l’inesorabile avanzare verso i trenta – la sottoscritta frequenta ancora le discoteche è uno soltanto: raccogliere materiale prezioso per scrivere un post come questo.
Oggi, infatti, vi voglio parlare del variopinto e variegato mondo della “gente della notte” e, più in particolare, di quella gente che affolla i vari locali della movida cittadina.
Dopo lunghi ed approfonditi studi, ho individuato alcune “tipologie di discotecari”

Il truzzo.
Lo riconosci dalla canottiera con le spalline strette e dal bicipite in evidenza. Il truzzo è un discotecaro generalmente “solitario”: la sua postazione preferita è vicinissima alle casse acustiche e lì rimbalza, sempre con lo stesso ritmo, fino al mattino. Non guarda in faccia nessuno per un semplice motivo: ha gli occhiali da sole (che giustamente con tutti quei raggi di luce fanno comodo…).

Quello che ci crede.
Ha l’atteggiamento del “padrone della baracca”: conosce ogni angolo del locale e si muove con disinvoltura. Con una mano saluta il p.r., il buttafuori e la guardarobiera; con l’altra tiene all’orecchio l’iPhone con cover di Fendi. Indossa camicia slim con gemelli placcati e scarpa Gucci. Il sorriso è sempre accennato e impostato per l’intera serata. Rilasserà la mascella solo al rientro a casa.

Lui – la prima volta in discoteca.
Ha brufoli disposti in modo ordinato su tutto il perimetro facciale. Si guarda intorno e pensa, anzi, è certo di essere al limite della trasgressione. Anche il look scelto per l’occasione rafforza la sua convinzione: il pantalone color ghiaccio e la camicia nera, lo decretano erede indiscusso di Tony Manero. Non ha mai visto così tante ragazze e tutte insieme nello stesso posto.
Proverà a salutarle tutte, ma nessuna lo ricambierà.

Lei – la prima volta in discoteca.
NON lascia avvicinare nessun esemplare vivente di genere maschile, mantenendo tra sé e l’altro dai 5 ai 7 cm di distanza perchè teme la molestia sessuale.
NON beve nulla, rischiando addirittura la disidratazione, perché teme vi siano quantitativi di sostanze stupefacenti subdolamente inseriti proprio nel suo bicchiere.
NON ha lasciato nulla al caso, a partire dal trucco: ha talmente tanto esagerato con matita, mascara e ombretto che pare uscita da una ciminiera.

Il gruppo di amiche single.
Entrano sempre in fila indiana: la prima è “la sciolta”, quella cioè che ha rapporti&intrallazzi con i vertici del locale e che ha provveduto all’inserimento in lista delle adepte; la seconda è “l’incontinente”, quella cioè che ogni cinque minuti sente l’esigenza di fare pipì e deve correre in bagno; la terza è “l’assistente dell’incontinente”, perché E’ CATEGORICAMENTE ESCLUSO che una donna vada alla toilette da sola; la quarta è “la molleggiata”, quella cioè che – per una volta nella vita che ha messo i tacchi – ha già vesciche ovunque!

I RIS.
I Ris li trovi nel parcheggio della discoteca, con la loro auto trasformata in “camera oscura”: muniti di illuminazione a led e nastro isolante, trascorrono ore ed ore nella delicata attività di “riproduzione del timbro di ingresso”. Finisce che tornano a casa con le mani più imbrattate di quelle degli imbianchini e…con i faretti fulminati!

mercoledì 14 marzo 2012

La fenomenologia dell'essere un tipo


Premessa.
Mi imbatto casualmente nel vocabolo “fenomenologia” non sapendone con esattezza il significato.
Lo cerco per curiosità e scopro che indica lo studio dei fenomeni quali si manifestano all’esperienza nel tempo e nello spazio.
Bello ‘sto concetto. Me lo prendo e ci intitolo il prossimo post.
Anche perché è attinente a ciò di cui voglio parlare.

Io un pochino fenomeno mi sono sempre sentita.
“Ecco, questa adesso si è gasata, dice quattro parole nell’etere e si crede chissà chi. Mo’ fenomeno lei!”
Ovvio che no! Non in questo senso!
Fenomeno come tutto ciò che è suscettibile di osservazione e considerazione.
Oh, guardate che crescere con i capelli rossi e le forme “in evidenza” (e qui decisamente mi contengo) agevola parecchio la “manifestazione verso l’esterno”! Non scherziamo!
Comunque, oggetto di tale studio fenomenico NON è mai stata la mia bellezza.

Perché io non sono bella. Io sono un tipo.

Ricordo perfettamente il primo ragazzo che mi ha gentilmente rilasciato questa dichiarazione (“un tipo” anche lui, mica Brad Pitt!): «Chiarè, cioè, perché tu, cioè, comunque, alla fine, non è che se po’ dì che se’ brutta. Cioè, tu, se po’ dì che se’ … (Allora…SONO???)… cioè SE’ ‘N TIPO!»
Proprio così ha detto! Face to face, vis à vis!
Io adesso ci faccio una risata, ma – ai tempi – questa frase masticata insieme alla gomma americana mi ha provocato turbe e tribolazioni non indifferenti!
Perché, da allora, il mio cervello ha cercato di nutrire di un qualche significato plausibile l’espressione “essere un tipo”.
Perché il “tipo” è un esemplare di qualcosa che è molteplice, un campione di una produzione di serie, diciamo così.
«Quindi io che sarei?», ho iniziato a domandarmi.
Un tipo di pasta? Un tipo di birra? Un tipo di macchina? Un tipo di virus? Un tipo di shampoo?
Un tipo di che???
Okay, è vero. Le belle hanno i lineamenti del viso che sembrano disegnati da Monet mentre i miei sembrano i primi tentativi di uno che si è appena iscritto al liceo artistico; le belle hanno le caviglie sottili come quelle di Barbie mentre le mie sono più come quelle di Ken; le belle hanno lo sguardo profondo con un solo battito di ciglia mentre se io sbatto le ciglia è perché ho qualcosa dentro l’occhio.
Okay. E quindi???
Io sarei un tipo difettoso di donna, tipo i jeans fallati con i bollini arancioni sulle tasche scucite?
Ebbene, la risposta alle mie ataviche domande giunge proprio dalla rete.
Più precisamente, dall’Oracolo di Delfi dei giorni nostri: Yahoo Answers!
Infatti, alla domanda “cosa vuol dire essere un tipo”, un certo “Lupakkiotto” risponde:
“Che non sei né un cesso né un figo. Insomma, a qualcuno nel mondo prima o poi andrai a genio”

(Lupakkiotto TI AMO!!!)



lunedì 23 gennaio 2012

Lui&Lei: il secondo appuntamento...

On request, ritorno a parlare di uomini e donne e dei loro “appuntamenti”.
Dunque, eravamo rimasti al primo, quello cruciale, quello da cui dipende o non dipende il secondo.
Il primo appuntamento – si era detto – è un po’ un esperimento, una prova.
Come quando ti trovi davanti alla prima lavatrice della tua vita e aspetti fuori dall’oblò chiedendoti se le magliette che centrifugano dentro rimarranno tali e quali o dovrai rivestirci le Barbie di qualche cuginetta.

Lo stesso vale per il primo incontro: lo si osserva “dal di fuori” e se è andato bene, vuol dire che le cartucce sparate erano quelle giuste.
In particolare, lui è riuscito nell’impresa di apparire un tipo simpatico e intelligente. Lei ha centrato l’obiettivo di farsi passare per una bomba sexy ma, ciò nonostante, semplice e alla mano.

E la possibilità di rivedersi una seconda volta è concreta.

Lui dovrà semplicemente inviarle un sms in lingua italiana senza errori di ortografia e lei accetterà di buon grado. Lui dirà ai tre amici di bevute che ha conosciuto una figa pazzesca e che è già clamorosamente pazza di lui. Lei dirà al circolo delle amiche strette che stavolta forse è proprio quello giusto.

Fin qui tutto ok.
Ma attenzione!
Perché il secondo appuntamento non è una certezza ma, anzi, un rischio.
Sì perché se nel primo incontro non siete stati pienamente voi stessi, se avete usato tatticismi o altri subdoli mezzucci di circostanza, nel corso del secondo potreste essere riconosciuti e scoperti.
Ecco come…

mercoledì 2 novembre 2011

Il primo appuntamento non si scorda mai...



Un uomo e una donna, al loro primo appuntamento, hanno il dovere morale e sociale di giocarsi il tutto per tutto. Il dovere di mostrare il meglio di sé, costi quel che costi.
Nel piatto, l’affascinante persona e la fantastica personalità.
Il gioco comprende mosse calcolate, sottilmente lavorate nel dire e nel fare così da guadagnarsi, abilmente, la seconda chance.
Ciò premesso, mi sono divertita ad individuare una serie di gesti, parole, atteggiamenti che sembrano essere ricorrenti, puntuali e pressochè irrinunciabili (per me come per molti di voi, siate onesti!).

Al primo appuntamento TUTTI (senza distinzione di genere):
  • amano viaggiare in lungo e in largo. Ciò implica: rapida mappatura delle capitali europee visitate, dei mari del nord e dei deserti del sud; assoluta propensione per l’avventura; totale repellenza per le comodità scontate (NO crociera; NO villaggio all inclusive; NO tour operator; SI trattoria; SI pensioncina sperduta; SI voli low cost ecc…);
  • sono sostenitori convinti e garanti assoluti della libertà del partner quale principio fondante del rapporto di coppia (la gelosia??? Sentimento obsoleto!);
  • hanno avuto almeno una storia importante ed hanno rigorosamente lasciato loro;
  • amano il buon vino, la letteratura, il teatro, il sushi, la grammatica italiana, il cinema, la filosofia, le mostre, i musei e … odiano la TV (volgarissima);
  • hanno una carnagione olivastra naturale (la lampada fatta due ore prima è solo una casualità…).

Al primo appuntamento LUI (in particolare):
  • (in primis) ha lavato e lucidato l’auto così bene che ci ha ritrovato dentro addirittura le vecchie Lire;
  • non segue, anzi, ignora completamente il calcio (preferisce il tennis e/o il golf che non sono sport violenti);
  • svolge il lavoro più stancante, più stressante e di maggior responsabilità dell’elenco mondiale delle professioni (in confronto a lui, Barack Obama fa il part time).

Al primo appuntamento LEI (in particolare):
  • (in primis) ha acquistato una quantità di trucchi da far invidia ad un set cinematografico;
  • (in secundis) ha formulato, con il circolo delle amiche strette, almeno 7.598 ipotesi di abbigliamento e 4.320 pronostici sul pre e post serata;
  • è dolce e timidamente sorridente (mai più in futuro), indossa decoltè tacco 12 (che proporrà solo quella sera), ama cucinare (piatto forte, le tagliatelle fatte in casa).

La mia conclusione è: godetevi la perfezione del primo appuntamento (e non rovinatela con il secondo)!

venerdì 26 agosto 2011

Il Bello & la Bestia: the real story...



Questo post è ispirato ad una storia vera (la mia, come sempre!).

Frequentavo ancora l’università ed ero barricata in casa per preparare l’esame di Diritto commerciale (così tanto impegnativo che l’unico esame che ti consigliano dopo è quello…del sangue!). Umore a terra, pila di libri sul tavolo, tapparelle abbassate e abbigliamento “comodo”. 
Praticamente, una scena da film horror!
Senza alcuna vergogna, voglio puntualizzare cosa intendo esattamente per (mio) abbigliamento “comodo”:
  • t-shirt “Grifonissima 1998” (i perugini la conoscono bene…);
  • pantalone ampio color celeste pastello (del pigiamone, naturalmente);
  • infradito fluorescente;
  • e per finire, super pinza metallizzata aggrappata ai capelli (il vero tocco di classe!).

Cioè, della serie “so’ arrivati gli alieni!

Ovviamente io (l’alieno) mai e poi mai avrei potuto immaginare di ricevere, proprio quella mattina, la visita del fisioterapista di mia nonna.
E, soprattutto, non conoscendolo, mai e poi mai avrei potuto immaginare che il medesimo fisioterapista avesse proprio quell’aspetto…

lunedì 27 giugno 2011

Mio fratello è figlio unico



Degli anni trascorsi alla scuola elementare ho due ricordi particolarmente nitidi: la felicità di far merenda con la pizza alla mortadella (ho sempre avuto un palato soft) e la tristezza di non avere né un fratello né una sorella.
Quando la maestra ci assegnava il compito “disegna la tua famiglia”, i miei compagni riempivano il foglio con tanta di quella gente che pareva avessero in casa una manifestazione sindacale; nella mia carta F4, invece, eravamo sempre e solo in 3! E allora io aggiungevo case, palazzi, alberi, nuvole, strade, tanto che più che un ritratto di famiglia il mio sembrava un vero e proprio progetto per la pianificazione urbanistica.
Poi, alla scuola media, finalmente la lieta notizia: un fratellino in arrivo anche per me!
Non potete capire la gioia!
Come se il “fratellino” fosse un accessorio da mostrare alla gente, una parola di cui riempirsi la bocca, un giocattolino da usare nel tempo libero. 
Ce lo dovevi avere per forza, il "fratellino", altrimenti non eri come gli altri. Eri, come dire, un po’ di serie B.

Ma – ce lo insegna il proverbio – non è tutto oro quel che luccica…

E infatti, dopo questa prima fase di grande euforia, giunsero i primi strani ed – allora - incomprensibili segnali.
Preciso: io sono assolutamente convinta che ogni avvenimento capace di incidere sull’esistenza di una persona, sia in un modo o nell’altro anticipato, introdotto, avvisato da qualcosa…
Io sono stata avvisata così.

domenica 15 maggio 2011

Diversamente magnetica

Ho scoperto di essere una persona magnetica.
In realtà,dentro di me, un pochino lo immaginavo.
Ma qualche pomeriggio fa la certezza assoluta è arrivata.  
Il mio magnetismo, però, non è quello classico. 
Non è quello di chi sa catturarti con la naturalezza di un gesto o la sensualità di uno sguardo.
Il mio magnetismo è piuttosto quello di una “lontana parente di Wonder Woman”.
Sarò più precisa.
Io sono elettromagnetica, ovvero paragonabile ad un bancomat, una carta di credito, una bussola o (perché no) ad un televisore!
Sarò ancora più precisa.
IO, se esco da un qualsiasi negozio dotato di barriere antitaccheggio, SUONO!
Descrivo la scena dell'altro giorno.

giovedì 5 maggio 2011

Caffè&Corrida





Colazione al bar.
Ordino un caffè, in piedi davanti al bancone.

Entra una ragazza alta circa 1,05 mt che si frappone, senza nessun indugio, tra me ed il bancone.
Io, che sono un tantino più alta, mi trovo con il viso piegato sulla sua folta chioma castana.
La tazzina di caffè è pronta sul bancone: allungo il braccio sopra di lei, afferro la tazzina e le bevo praticamente in testa. 
Io non mi sposto di un millimetro e neppure lei, che continua a rimanere incastrata in quello spazietto come se 
io non esistessi.

La ragazza inizia a parlare (con il barista):

Non poi capì che m’è successo. Me so’ iscritta alla Corrida! (è della zona…)
Io manco ero d’accordo, ha insistito la mi’ mamma.
M’ha iscritto lei (più o meno come le aspiranti miss Italia).
Però alla fine è andata bene: ho vinto un PROSCIUTTO!!
So’ contenta, ma certo, era meglio se vincevo UN FREGO … (“ragazzo piacente”, per chi non fosse di Perugia)

Morale della favola – che ho provato a scrivere ma che in realtà dovrei mimare – è:

Se desideri “un frego” non partecipare alla Corrida. Potresti rimanere delusa…